Elisa Filomena | Diario notturno

di Arianna Beretta

Milano, 4 febbraio 2019

Oggi ho visto Elisa a Circoloquadro. Una domenica pomeriggio particolare con una Milano grigia, spenta e con una pioggerellina fastidiosa e quel freddo che ti entra dentro. Sarà che ormai sono abituata, ma Elisa invece è arrivata sorridente e contenta di essere qui. Mi ha detto che per lei è sempre bello venire a Milano. Forse devo iniziare a ripensare un po’ al mio modo di vedere la città.

Ci siamo incontrate per conoscerci meglio e per preparare la sua mostra. È domenica e sono andata a CQ, i miei tempi sono dilatati e infatti le chiedo se vuole un caffè, insomma… avrei voluto iniziare con calma. Ma lei mi ha risposto che prima voleva farmi vedere le carte che aveva portato con sé. Devo ammettere che mi ha colpito molto questa piccola donna sorridente e gentile ma determinata e intensa. Forse avrei dovuto capirlo da subito, dalla stretta del suo abbraccio che mi ha fatto sentire subito a mio agio.

Parlare con artista del suo lavoro è un momento delicato e prezioso. Se si ha la fortuna di incontrare l’artista “giusto”, se si riesce a entrare in connessione l’uno con l’altro e a essere sinceri, sarà una occasione incredibilmente potente di riflessione e cambiamento. E per me con Elisa è stato così.

Mi ha raccontato come gli ultimi due anni siano stati densi di lavoro, cambiamenti e ripensamenti. “Il mio è stato un lavoro costante perché la pittura genera pittura. E certo la difficoltà è portare avanti questo lavoro perché è totalizzante, ma quando capisci cosa sei chiamato a fare, non puoi tirati indietro.”

Per Elisa Filomena l’arte è una vocazione che richiede sacrifici, esercizio e lavoro. È una chiamata a cui non ci si può sottrarre. “Quando capisci cosa sei chiamato a fare, non puoi tirarti indietro”, continuo a pensarci, non riesco a togliermi questo pensiero dalla testa.

Elisa lo ha fatto con grande serietà e dedizione. Di giorno lavora fuori casa e la notte viene dedicata all’arte. Dalle 22.30 alle 2 o 3 del mattino Elisa disegna e dipinge. Sempre, ogni giorno. Mi spiega che è una necessità, ormai non ne può fare a meno. Seduta sul divano nel suo studio disegna e disegna. Me la immagino, assorta e concentrata a riempire le pagine del suo diario per immagini.

Mi ha colpito davvero tanto questa disciplina. Mi ha spiegato che ogni notte realizza circa 6 o 7 carte – “certo poi seleziono sempre!” – e riempie così le pagine del suo diario notturno.

È un diario che racconta il suo percorso artistico, il suo modo di vedere l’arte e di intendere la pittura, che lei ama visceralmente; questo l’ho capito dalla passione con cui mi me ne parla e soprattutto con cui la vive: “assimilo il più possibile per dare vita e nutrimento alla pittura.”

Mi spiega che questa mostra per lei è la summa degli ultimi due anni, in cui si è dedicata soprattutto alla riscoperta del disegno che aveva sacrificato negli anni precedenti a favore della pittura. Per Elisa il disegno diventa uno strumento di mediazione tra la realtà e l’arte. “La mano è collegata alla mia testa senza che nessun filtro si frapponga; il gesto è veloce e immediato non c’è più l’ostacolo della tecnica o della materia pittorica, capisci? Nel disegno vedi con chiarezza chi sei e cosa vuoi dire.”

Questo percorso di riflessione e recupero sul disegno ha portato Elisa Filomena ad accorciare le distanze tra il suo disegno e la sua pittura, che è diventata essenziale e sintetica e ben aderente alle carte in mostra, con una coerenza estrema e sorprendente: “non c’è più distacco con la pittura nel disegno che faccio ora.”

E le tele in mostra a Circoloquadro in effetti sono molto più legate ai disegni che alla pittura, per il tratto, la sintesi e l’uso dei colori magri che si ritrovano nelle sue carte. La velocità di esecuzione si traduce in un tratto deciso e senza ripensamenti, alla prima, che include e permette l’errore che però non va a inficiare il risultato finale. C’è una grande freschezza in questi lavori perché la realtà non è filtrata ma viene restituita nella sua immediatezza.

Elisa mi ripete che ha lavorato sulla sintesi e così ci siamo fermate su questo punto per capire meglio. Nelle sue carte la sintesi è certo intesa come pulizia, come sottrazione a favore di una maggiore chiarezza che non impoverisce il suo lavoro ma anzi lo esalta e lo rende ancora più intenso e poetico. Me ne rendo conto sfogliando mano a mano i lavori su carta, soprattutto i ritratti. Ingenuamente sono attratta da quelli più definiti, forse perché mi danno più sicurezza, ma mentre vado avanti capisco come quelli più semplici, resi con pochi tratti siano ugualmente, se non più, forti ed evocativi, perché mi lasciano dentro una domanda a cui tentare di dare una risposta guardando e riguardando volti, occhi, labbra.

Mi spiega che vuole riempire le pareti di Circoloquadro con le sue “pagine” in ordine sparso e non in senso cronologico. La capisco e sono d’accordo. Diario notturno è – e deve essere – una immersione totalizzante nel lavoro e nella vita di Elisa Filomena. Perché certamente la mostra è il risultato del suo lavoro, ma è anche necessariamente uno specchio di ciò che Elisa vive e ha vissuto e che offre senza paura allo sguardo degli altri.

Diario notturno è il racconto dell’amore di Elisa per la pittura, della sua urgenza di fare, di disegnare, senza perdere tempo, della sua dedizione all’arte, che costa fatica e che la obbliga a fare i conti con il quotidiano; ma per me è anche e soprattutto l’invito a non avere paura e a non sottrarsi a “quello per cui si è chiamati.”

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